Quella mattina Samsunga Trony era molto felice. Nel pomeriggio infatti sarebbe andata alla festa di compleanno di Luca Fabbri, il ragazzo dei sogni, alto, moro e con gli occhi verdi. Accese il suo Iphone 4 in cerca di qualcuno con cui chattare. Dall’altra parte della città, Susy Tube era seduta in religioso silenzio di fronte al pc. Continuava a fissare lo schermo in attesa che qualcuno la contattasse, ignorando le urla disperate di sua madre che la implorava di andare a fare colazione. Matilde Pinternet si era svegliata solamente da cinque minuti e già con i capelli arruffati e il pigiama rosa con le nuvole stava messaggiando con almeno dieci persone contemporaneamente. Si guardò per un attimo allo specchio: aveva delle occhiaie spaventose ed era più pallida di un cadavere. Era proprio una computer dipendente. Nello stesso momento Lucia Sempreconnessa stava scrivendo il primo dei suoi mille messaggi giornalieri.
- Lucia, basta! – le urlò il padre – Non puoi stare sempre attaccata a quell’aggeggio infernale!
- A pà nun rompe – rispose in tono brusco la ragazza – Sinnò stasera a teatro nun ce vengo manco morta!
Per tutti questi personaggi, forse un po’ astrusi, sembrava un giorno come gli altri, ma improvvisamente accadde qualcosa che avrebbe cambiato le loro vite per sempre.
Ci fu un blackout e per alcuni minuti saltò la connessione, cosa che gettò quelle folli cibernaute nello sconforto. Quando la linea tornò, sui loro schermi apparve un piccolo smile, sorridente come tutti gli smile che si rispettino. Poi però pian piano cominciò ad ingrandirsi e quando la sua bocca si atteggiò in un ghigno malefico, incredibilmente le ragazze vennero risucchiate da loro aggeggi tecnologici. Per un tempo che sembrò infinito furono sballottate da un terribile vortice. Samsunga in preda ad una forte ansia aveva lo stomaco sottosopra e si sentiva sul punto di vomitare. Il cuore di Susy batteva all’impazzata e la ragazza stava quasi per svenire. Matilde urlava come una forsennata, mentre Lucia rideva in maniera sguaiata e si divertiva come se stesse sulle montagne russe. Quando finalmente il vortice si placò, le ragazze si ritrovarono in una stanza con le pareti fatte di specchi. Dopo essersi riprese si guardarono a lungo con diffidenza: ognuna pensava che le altre fossero le responsabili di quello che era accaduto. Fu Lucia a rompere il ghiaccio.
- Anvedi che figata ‘sto posto!
- Figata? Ma ti sei impazzita? - rispose inviperita Matilde.
Mentre le due ragazze continuavano a discutere, Samsunga e Susy le guardavano senza riuscire ad interagire, non si erano ancora riprese dallo shock. Dopo qualche minuto Matilde e Lucia finalmente smisero di discutere.
- Ragazze siamo nei pasticci! Finalmente avete capito che litigare non serve a nulla – disse Samsunga con voce pacata, assumendo un atteggiamento incredibilmente saggio.
Matilde si guardava intorno con aria circospetta.
- Infatti hai ragione tu dobbiamo capire che cosa è successo! – proruppe Susy guardando le ragazze - C’è stato un blackout – raccontò Matilde – e poi quella piccola faccina che diventava sempre più grande e terrificante …
In coro le altre confermarono che a loro era accaduta la stessa cosa.
Dopo una lunga discussione tutte erano d’accordo su un fatto: dovevano trovare un modo per uscire da quel luogo così strano.
Improvvisamente la camera si oscurò e le ragazze vennero attratte da un bagliore che illuminò lo specchio centrale della parete. Di fronte a loro iniziarono a scorrere delle immagini. Susy non credeva ai suoi occhi: si, quella sullo schermo era proprio lei! Seduta davanti al suo pc con i capelli scompigliati e con il trucco sbavato. Arrossì vistosamente, mentre sullo specchio compariva la madre disperata che le urlava di smetterla con il computer. Tirò un sospiro di sollievo quando improvvisamente l’immagine cambiò mostrando un primo piano delle occhiaie di una delle sue compagne di sventura. Matilde Pinternet era seduta nella sua camera e davanti al suo Apple muoveva freneticamente le dita sulla tastiera. Matilde sussultò portando le mani alla bocca. Si ricordò di quel pomeriggio quando si era rifiutata di andare al parco con le sue compagne di classe. La sequenza successiva mostrava le sue compagne che si divertivano al parco e che la deridevano definendola “sfigata e asociale”. Stava quasi per scoppiare in lacrime quando l’immagine cambiò ancora mostrando l’incantevole volto di Luca Fabbri, il ragazzo dei sogni di Samsunga. Discuteva animatamente con la madre che insisteva per convincerlo ad invitare la ragazza, ma lui non sentiva ragione, non la voleva avere tra i piedi. Gli occhi di Samsunga si riempirono di lacrime: non aveva mai pensato che Luca la considerasse in quel modo. Intanto lo stupendo volto di Luca si trasformò, mutando in una faccia spigolosa che a Lucia parve molto somigliante a quella di suo padre. Solo quando l’immagine divenne più nitida ne ebbe la certezza. Il padre era in cucina con la madre e si lamentava in modo disperato delle condizioni di Lucia e dell’ossessione eccessiva della ragazza verso quegli stupidi aggeggi tecnologici. La madre intanto annuiva sconsolata con i lacrimoni agli occhi, mentre preparava una frittata di patate. La ragazza si era sempre vantata del fatto che non le importava il pensiero che avevano gli altri su di lei, ma quando vide il padre sconvolto non riuscì ad aprire bocca. A quel punto lo schermo si scurì sempre di più, fino a diventare completamente nero e sul soffitto apparve di nuovo lo smile sorridente che le quattro ragazze avevano già visto dopo il blackout.
- Vi ho portato qui per farvi capire chi siete veramente e cosa pensano gli altri di voi – disse loro – Ma la vostra avventura non finisce così perché sarete voi a trovare il modo di uscirne.
D’un tratto il pavimento si fece morbido come l’ovatta e poi scomparve sotto i loro piedi, facendole precipitare in un vortice lunghissimo simile a quello da cui era iniziata la loro avventura.
- Anni luce, anni luce! – ripeteva ossessivamente la gracchiante voce dello smile.
All’improvviso il volo si concluse all’interno di una galleria buia. Le ragazze in preda al panico iniziarono a gridare.
- Vabbè che c’avete paura, ma nun urlate – disse Lucia – tanto qui nun ce sente nessuno. Tocca ragionà.
Matilde pensierosa fissava il muro e Samsunga le chiese cosa stesse guardando. Susy pensò alla frase dello smile ed ebbe un’idea.
- Se lo smile ha detto “Anni luce” forse si riferiva all’anno di nascita.
- Io sono nata nel 1999! – esclamò Matilde.
E tutte in coro confermarono che anche loro erano nate in quell’anno. Provarono a dirlo ad alta voce, ma niente. Mentre le altre, scoraggiate, scuotevano la testa, Matilde fu incuriosita da un piccolo sportello inserito nel muro: senza pensarci troppo lo aprì e vi trovò una piccola tastiera numerica.
- Che ne dite se provo a digitare la data qua sopra? – chiese eccitata.
Le altre annuirono e Matilde digitò quel numero con il cuore in gola, ma subito si accorse che non accadeva nulla.
- Non può essere così facile – disse Samsunga – dobbiamo ragionare ancora e tutte insieme.
Da quel momento iniziarono a fare vari tentativi: digitarono le cifre una per volta, moltiplicarono il numero per quattro, provarono a sfiorare le cifre con un dito senza ottenere nessun risultato.
Quando però spinsero i tasti tutti e quattro contemporaneamente, finalmente la stanza cominciò a girare velocissimamente e vennero catapultate nella piazza della città.
- Evviva! Evviva! – gridarono in coro
Erano felici, ce l’avevano fatta ad uscire da quell’incubo! Mentre si abbracciavano, la voce gracchiante dello smile fuoriuscì dall’antica fontana al centro della piazza
- Finalmente avete capito il valore del lavoro di squadra. – sentenziò – Ragionare, condividere delle esperienze è molto più importante che usare quei diabolici aggeggi elettronici!
Le quattro ragazze si salutarono.
Quella sera Lucia andò a teatro, Samsunga si preparò per una festa, Matilde e Susy si rividero al parco.Tutte avevano capito che la tecnologia è importante, ma non bisogna abusarne.
Classe II H (2011 - 2012) - Scuola Media L. Albertini Fregene